Pubblicato il
09 aprile 2025
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La Prof.ssa Cristina Frosini è una pianista, docente e figura di riferimento nel panorama musicale e accademico italiano. Attualmente delegata alla Didattica del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano e responsabile delle orchestre sinfoniche e jazz, è stata Direttrice dell’istituzione dal 2016 al 2022, promuovendo una visione formativa fondata sull’integrazione tra eccellenza musicale e benessere psicofisico degli studenti.
Tra le iniziative intraprese figurano il progetto “Far musica e star bene”, che ha introdotto corsi di Feldenkrais, yoga, mindfulness e biodanza, e l’attivazione nel 2022 del primo Diploma Accademico di II livello in Teorie e Tecniche della Musicoterapia, in collaborazione con l’Università di Pavia.
In questa intervista, realizzata nell’ambito del progetto universitario Health Mode On, la Prof.ssa Frosini approfondisce il tema della salute mentale e fisica nella formazione musicale, riflettendo sulle principali sfide che gli studenti devono affrontare e su come Università e Conservatori possano collaborare per creare un ambiente di apprendimento più sano, sostenibile e attento alla persona.
Parlare oggi di benessere mentale nel contesto degli studi musicali ha, a mio avviso, una importanza fondamentale: perché, se è vero che ansia da prestazione, perfezionismo e competitività sono sempre stati parte di questo percorso, è altrettanto vero che oggi disponiamo di strumenti per affrontarli in modo più sano ed efficace per l’individuo e lo studente.
Studiare musica a livello avanzato comporta sfide molto specifiche e complesse: la costante esposizione al giudizio, il confronto quotidiano con i compagni, la pressione del palcoscenico e del pubblico, l’imperativo implicito di non poter sbagliare, l’altissimo livello delle audizioni, concorsi ed esibizioni in cui si è da soli davanti al giudizio degli altri, sono molto spesso uno stress estremamente difficile da gestire e potenzialmente critico nel tempo.
Essere soli su un palco sapendo di non poter contare su una “seconda possibilità” o su un margine di errore è una delle esperienze più stressanti e totalizzanti che un giovane musicista possa affrontare.
Tutti questi fattori rendono il percorso del musicista di fatto unico rispetto ad altre strade dell’alta formazione, perché la dimensione della performance non è solo accademica ma pubblica, immediata e profondamente personale. È quindi molto importante promuovere una cultura del benessere mentale che aiuti a vivere queste sfide senza esserne schiacciati.
La costruzione dell’identità artistica, per chi studia musica professionalmente, è spesso totalizzante perché l’identità personale e quella artistica tendono a sovrapporsi. Questo porta a vivere successi e insuccessi non solo come esiti professionali, ma come veri e propri giudizi complessivi sul proprio valore come individuo.
L’immagine idealizzata dell’artista perfetto – impeccabile, ammirato, virtuoso – rischia di diventare irraggiungibile e fonte di frustrazione. Quando l’autostima si lega esclusivamente al successo artistico o al riconoscimento esterno, possono emergere ansia, insicurezza e una progressiva perdita di motivazione, con il rischio di perdere il piacere autentico della musica e di ridurre lo spazio per la propria creatività.
Per questo è fondamentale accompagnare gli studenti nella costruzione di un’identità artistica equilibrata, che sappia distinguere il valore personale dal risultato artistico, che consideri l’errore come parte naturale del percorso e che promuova una visione flessibile di sé come musicisti e come persone.
Dinamiche come il perfezionismo patologico, l’ansia da performance e la sindrome dell’impostore sono sicuramente presenti nei Conservatori e fanno parte delle sfide quotidiane di molti studenti, anche di quelli che raggiungono alti livelli. Se ne comincia a parlare, ma ancora non abbastanza e, in alcuni casi, con difficoltà, perché esiste una certa reticenza a mostrarsi vulnerabili in un ambiente percepito come altamente competitivo.
Purtroppo, a volte gli stessi docenti tendono a trasmettere l’idea che chi ha questi problemi “non sia tagliato” per la carriera musicale. Questo atteggiamento porta molti studenti a non parlarne, a tenersi dentro le proprie difficoltà per paura di essere giudicati deboli o inadatti.
Eppure è proprio dal coraggio di parlarne apertamente che può nascere un cambiamento reale: solo riconoscendo questi problemi e condividendoli è possibile affrontarli, gestirli, ricondurli a “normalitá” e offrire strumenti concreti per superarli.
È profondamente vero che chi studia musica affronta spesso un percorso solitario: ore di studio individuale, un dialogo interno costante e critico, una relazione con l’esterno caratterizzata dal confronto competitivo con i colleghi e vincolato al giudizio di terzi. Per questo, la dimensione collettiva può avere un ruolo fondamentale nel contrastare questi vissuti.
Fare musica insieme, condividere esperienze, aprire spazi in cui si parla – e non solo si suona – permette di ridurre l’isolamento e creare una rete di sostegno reciproco. Questi momenti di condivisione favoriscono l'empatia, la comprensione e la solidarietà tra colleghi, elementi essenziali per il benessere psicologico.
Anche figure professionali esterne o docenti specializzati in discipline come Feldenkrais, yoga e mindfulness possono contribuire, integrando pratiche di consapevolezza, tecniche di gestione dell’ansia e momenti di riflessione collettiva. Sono proprio queste occasioni di incontro, scambio e ascolto a poter diventare veri spazi di cura, capaci di promuovere benessere e crescita non solo musicale, ma anche personale.
Il progetto Health Mode On, e in particolare il WP2 dedicato agli interventi integrati, si inserisce perfettamente nel contesto della formazione musicale, dove le sfide psicofisiche degli studenti sono particolarmente evidenti.
Le attività proposte dal progetto, come il counseling, il Feldenkrais, la mindfulness, gli interventi di musicoterapia, e la valutazione posturale con il supporto di un fisiatra e fisioterapista, sono infatti strumenti estremamente utili per il benessere dello studente musicista.
Il fatto poi di partire dal questionario di Harvard per una valutazione iniziale, ci permette di raccogliere dati specifici e mirati in grado di poter offrire interventi correttivi personalizzati. In un ambiente come quello musicale, dove la performance è costantemente sotto pressione, queste pratiche si rivelano fondamentali non solo per migliorare le prestazioni “artistiche”, ma anche per salvaguardare la qualità della vita dello studente, creando un ambiente di apprendimento più sano e equilibrato.
Un esempio concreto di attività che favorisce il benessere psicologico e relazionale degli studenti è una lezione basata sul metodo Feldenkrais. Partendo da parametri essenziali di benessere — muoversi senza sforzo, sentirsi a proprio agio, ascoltare se stessi e l’ambiente — si accompagna il musicista a prendere consapevolezza del proprio corpo e ridurre tensioni inutili.
Ad esempio, un pianista che prima di un’esecuzione sperimenta tensione muscolare, respiro corto o mani fredde può, attraverso piccoli movimenti esplorativi, trovare un miglior appoggio nella posizione seduta, scoprire come il bacino e il tronco possono sostenerlo con meno sforzo e liberare così le braccia e le mani.
Questo processo, che riduce l’ansia e riequilibra il sistema nervoso, si traduce subito in una maggiore facilità esecutiva, una qualità del suono più ricca e un piacere più profondo nel suonare, stimolando la motivazione a proseguire e approfondire l’esperienza.
La pratica delle mindfulness si sta diffondendo sempre di più nel contesto della formazione musicale anche se nei Conservatori la sua presenza è ancora agli inizi.
A Milano, da otto anni è attivo un progetto innovativo e unico in Italia “Far musica e star bene”, che integra seminari con medici, psicologi e specialisti a corsi pratici serali di mindfulness, yoga, Gyrokinesis, Feldenkrais, Biodanza e altre discipline. Un approccio pionieristico che unisce teoria e pratica per promuovere il benessere psicofisico, mentale ed emotivo dei musicisti, rispondendo in modo completo e trasversale alle loro esigenze.
La mindfulness aiuta gli studenti musicisti a migliorare concentrazione, gestione dell’ansia e consapevolezza corporea, elementi fondamentali per una performance musicale serena e fluida. Attraverso tecniche di respirazione e attenzione, favorisce il benessere emotivo e mentale, riduce lo stress e migliora la qualità dell’esecuzione, rendendo i musicisti più presenti e consapevoli sul palco.
Credo che la musica sia a tutti gli effetti non solo un’attività piacevole, ma anche benefica per il benessere psicofisico. Fare e ascoltare musica produce effetti positivi sulla gestione dello stress, sulle emozioni e sulla salute generale. È anche un linguaggio capace di attrarre e coinvolgere i giovani, rendendola uno strumento prezioso per la popolazione studentesca.
L’alleanza tra Conservatori e Università non dovrebbe limitarsi al piano accademico, ma puntare a promuovere il benessere integrato degli studenti attraverso la pratica e la fruizione musicale.
Un progetto come Health Mode On è un’opportunità per unire saperi diversi: dall’Università possiamo imparare l’approccio multidisciplinare e scientifico; dal Conservatorio possiamo offrire la dimensione esperienziale e relazionale della musica. Insieme possiamo creare percorsi innovativi che mettano al centro lo studente nella sua totalità.
Attualmente la ricerca nel Conservatorio di Milano è soprattutto centrata su tematiche legate alla pratica musicale e alla componente musicologica. L’attivazione di Dottorati di Ricerca e l’ampliamento dell’offerta formativa - con l’introduzione del Biennio specialistico in Teorie e Tecniche della Musicoterapia - potranno senz’altro favorire lo sviluppo di progetti e attività di ricerca che integrino la componente scientifica e quella musicale.
All’interno del progetto Health Mode On, stiamo implementando attività integrate che riflettono un approccio olistico al benessere psicofisico degli studenti del Conservatorio di Milano, riconoscendo l’interconnessione tra corpo, mente ed emozioni, e offrendo supporto su tutti questi livelli.
Tra le principali iniziative, prevediamo l’avvio di percorsi collettivi e individuali di Feldenkrais, per migliorare la consapevolezza corporea, ridurre le tensioni fisiche e favorire una postura sana. Promuoveremo attività di musicoterapia – sia pratiche attive sia di ascolto – per stimolare la comunicazione, la relazione e facilitare l’espressione e la regolazione emotiva, aspetti intrinsecamente legati alla musica.
La mindfulness avrà un ruolo centrale, attraverso attività mirate a potenziare concentrazione, gestione dello stress e benessere mentale. A supporto del benessere psicologico, attiveremo anche un servizio di counseling, offrendo agli studenti uno spazio sicuro per affrontare difficoltà emotive come ansia da prestazione e sindrome dell’impostore.
Infine, stiamo organizzando corsi e valutazioni posturali, in collaborazione con fisiatri e fisioterapisti, per monitorare la postura e prevenire problematiche muscolari e articolari, integrandosi con le pratiche di consapevolezza corporea e le altre attività in un sistema di supporto completo.
Il nostro obiettivo è creare un ambiente di apprendimento che non solo promuova l’eccellenza musicale, ma metta al centro il benessere complessivo degli studenti, in un percorso di crescita personale, tecnica ed emotiva. Grazie a questo approccio olistico, vogliamo favorire un equilibrio che consenta agli studenti di affrontare le sfide dello studio e della performance con serenità e consapevolezza.
Progetto selezionato nell'ambito dei due avvisi PRO-BEN 1 e PRO-BEN 2 del Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) per la concessione di finanziamenti volti alla promozione del benessere psicofisico e al contrasto del disagio psicologico ed emotivo tra gli studenti.