Intervista

Salute mentale in Ateneo: verso un modello integrato e basato su evidenze. Intervista a Lavinia Barone

Pubblicato il

12 giugno 2025

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Aumentano i livelli di disagio tra la popolazione universitaria itlaiana, si moltiplicano le richieste di supporto, e si afferma con forza la necessità di interventi strutturati, accessibili e scientificamente fondati. In Italia, la Conferenza dei Rettori (CRUI) ha promosso un importante percorso di rilevazione e mappatura dei Servizi di Counseling Psicologico di Ateneo (SCPA), mentre progetti come Health Mode On stanno contribuendo ad ampliare l’offerta, migliorarne la qualità e integrarla in una visione più ampia di salute mentale in ambito accademico.

Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Lavinia Barone, ordinaria di Psicologia all’Università di Pavia e coordinatrice del Work Package 2 del progetto Health Mode On, dedicato alla progettazione di interventi integrati. Con lei, ripercorriamo i risultati delle recenti rilevazioni, le sfide aperte, le proposte di potenziamento dei servizi, e il ruolo chiave che i SCPA possono giocare nel promuovere benessere, inclusione e partecipazione nella comunità universitaria.

Lavinia Barone

Professoressa Barone, grazie per essere con noi. Negli ultimi anni, numerose ricerche hanno messo in luce un crescente disagio psicologico tra gli studenti universitari. Secondo l’Healthy Minds Study 2023-2024, condotto su oltre 100.000 studenti in quasi 200 atenei statunitensi, il 38% presenta sintomi di depressione moderata o grave, e il 34% manifesta livelli equivalenti di ansia. Quasi uno studente su quattro riferisce che le difficoltà emotive hanno compromesso il rendimento accademico per almeno tre giorni nell’ultimo mese. Si tratta di dati che confermano una tendenza strutturale: il disagio psicologico in ambito universitario è diffuso, persistente e spesso poco visibile.

In Italia, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) ha promosso una rilevazione nazionale sui Servizi di Counseling Psicologico di Ateneo (SCPA). Qual era l’obiettivo dell’indagine? E come è stata strutturata?

Le confermo che questi dati sia internazionali che nazionali sono visibili dalla crescita e dalla qualità della domanda che accede ai servizi di counseling psicologico di Ateneo. Proprio in relazione alla centralità che questo tipo di servizio riveste in ambito accademico CRUI ha istituito un tavolo di lavoro, coordinato dalla prof.ssa Costabile di UNICA e con referente il Rettore Ubertini che ha coinvolto tutti i delegati o responsabili dei servizi di counseling dei diversi atenei italiani (circa 70 gli atenei presenti) e che per circa tre anni ha lavorato intensamente anche avvalendosi di sottocommissioni di lavoro. 

Le cito alcune sottocommissioni che sono indicative del tipo di lavoro avviato e completato; commissione assessment che ha definito se e come rilevare i dati di efficacia dei servizi (ad es. gli studenti accedono? quanti? sono soddisfatti? Dichiarano di avere risolto il loro problema? Quali comportamenti o stato di disagio migliora?), commissione caratteristiche e funzionalità dei servizi (mappatura dei servizi e definizione degli obiettivi, dei target di utenza (studenti laurea, post laurea, stranieri etc, con difficoltà psicologiche, con difficoltà di apprendimento), e del personale coinvolto, compreso definizione dei requisiti minimi di personale a seconda della grandezza dell’ateneo, commissione comportamenti di rischio e di emergenza (definizione di attività preventive e di intervento per i comportamenti in oggetto come ad esempio autolesionismo, tentativi di suicidio o gesti aggressivi contro terzi). Quest'ultima commissione è stata coordinata da UNIPV tramite la mia persona.

Interessante anche il fatto che sia stata avviata una survey su tutti i servizi di counseling e ne sia stata data una “mappatura” della loro presenza e funzionamento. Alcuni dati sono stati discussi in una giornata congressuale e riportati sul sito CRUI (https://www.crui.it/counseling-psicologico.html).  


Cosa ci dicono, in sintesi, i risultati emersi?

Possiamo parlare di risultati a breve, a medio e a lungo termine. Per quanto riguarda i primi la survey ha consentito di capire la diffusione dei servizi di counseling psicologico di ateneo, il personale coinvolto e le funzionalità svolte, compreso il tema dei tempi di attesa per le prese in carico. 

Abbiamo dei dati abbastanza disomogenei sul territorio nazionale e una necessità di rendere tutti gli atenei in grado di rispettare alcuni requisiti minimi essenziali di funzionamento; su questo la progettualità PROBEN si sta innestando in modo virtuoso portando tutti gli atenei italiani e gli AFAM  a dotarsi di un servizio di counseling psicologico. 

Questo passaggio è stato un punto di partenza fondamentale per progettare le azioni di medio termine. Queste si sono concretizzate nel mettere in atto le indicazioni provenienti dalle sottocommissioni di lavoro; ad esempio grazie al tavolo sulla valutazione degli esiti si è stabilita una batteria di strumenti condivisa per misurare se e come i servizi sono di effettivo aiuto agli studenti e la si sta implementando in uno studio multicentrico. 

Inoltre, molti atenei hanno seguito le linee guida elaborate dalla sottocommissione sui comportamenti di rischio e di emergenza facendo sì che questi comportamenti abbiano un orientamento e non siano gestiti in maniera spontaneistica e quindi pericolosa. 

Per quanto riguarda gli obiettivi a lungo termine, il progetto PROBEN ne sta costituendo la naturale prosecuzione, ad esempio estendendo il servizio a tutti gli studenti, riducendo i tempi di accesso e accogliendo anche il personale accademico docente e PTA. Soprattutto, si stanno avviando sistemi di monitoraggio degli esiti degli interventi che ci potranno informare se e per chi i servizi effettivamente funzionano.  


Parliamo ora delle risorse professionali: che tipo di figure operano nei SCPA?

Nei SCPA operano prevalentemente psicologi, a volte anche con specializzazione in psicoterapia e in questo caso possono essere anche medici psichiatri. Sulla figura del counselor, che in Italia è normata in maniera molto eterogenea, il tavolo CRUI si è espresso negativamente ritenendo che i requisiti di professionalità non potessero essere garantiti. 


Chi può accedere a questi servizi e in che modo?

La gran parte dei Servizi si rivolge agli studenti di primo e secondo ciclo ossia triennali e magistrali oppure a ciclo unico. Ormai molti, ma non tutti, hanno offerta anche in lingua inglese e per gli studenti stranieri, e accolgono anche gli studenti post laurea ossia specializzandi, dottorandi e studenti dei master di secondo livello. 

L’accesso è regolato da un servizio di triage che accoglie la domanda e la invia al primo professionista disponibile; i tempi di invio, pur esplicitati nelle linee guida per un massimo di circa 10 giorni, non sempre riescono a essere rispettati, ma si sta facendo molto per migliorare questo aspetto. 


Come sono gestiti gli invii a strutture esterne, quando necessari?

Gli invii alle strutture esterne, qualora ritenuti necessari, vengono effettuati sulla base di una rete di riferimento di servizi pubblici o privati convenzionati del comparto salute mentale e dipendenze. Alcuni Atenei sono riusciti ad avviare delle convenzioni dedicate ma con la sofferenza attuale dei nostri servizi pubblici non sempre questo si riesce ad ottenere. 

Per questo ad esempio il nostro Ateneo ha avviato grazie alla progettualità PROBEN due percorsi dedicati e interni all'Ateneo che sono riservati a studenti con problematiche di comportamenti di rischio o di dipendenza; sarebbero invii che dovrebbero andare ai servizi pubblici esterni ma, nella consapevolezza della scarsa ricettività, cerchiamo di offrire un servizio aggiuntivo molto importante a nostri studenti che versano in difficoltà più impegnative di quelle normalmente accolte. E sta funzionando molto bene.  


Avete avanzato alcune proposte per il potenziamento dei servizi: può illustrarcele?

Il primo potenziamento è un’articolazione su più livelli; un primo livello è quello della prevenzione, con iniziative e comunicazioni mirate ai temi del benessere e della salute mentale rivolti all’intera comunità accademica, un secondo livello è quello attuale del counseling psicologico che accoglie e soddisfa interventi di breve durata e strategici, in genere 5-6 incontri; il terzo livello è un servizio di psicologia clinica che attualmente solo pochi e avanguardisti atenei prevedono (ad esempio Padova e Roma Sapienza), ma che si rivelerebbe essenziale per quel numero, più ristretto, di studenti, che non riesce a usufruire di un intervento breve per le problematiche che ha in atto.

Il secondo potenziamento è raccogliere tutti i servizi in un unico centro servizi, compresi quelli per il personale docente e PTA. Spero che la progettualità PROBEN potrà essere un volano in questo senso. 


L’Università di Pavia, che lei coordina, rappresenta un esempio interessante. In che modo si è mossa in questa direzione?

Come le dicevo pur essendo relativamente giovani - abbiamo aperto nel 2020 in occasione della pandemia, siamo cresciuti molto in questi 5 anni. L’utenza ha raggiunto circa 700 domande l’anno, con importanti quote di studenti stranieri che spesso sono i più facili ad andare in crisi nel processo di adattamento alla nuova realtà di studio e di vita. 

Credo inoltre che il fatto di aver introdotto per primi in Italia interventi basati sulle evidenze, ossia con prove di efficacia, sia stata una scelta vincente; viene incontro alla richiesta di monitorare gli esiti, e lo abbiamo fatto sin dall’apertura. 

Grazie al sistema di monitoraggio avviato, stiamo facendo ricerca per rilevare gli esiti di tutti gli interventi erogati (abbiamo una risorsa di ricerca  dedicata) e i risultati sono più che confortanti; siamo sulla buona strada e possiamo ancora migliorare. 

I dati ci informano che i nostri studenti stanno meglio dopo gli interventi di counseling e recuperano performance accademiche come dare gli esami e frequentare le lezioni. Abbiamo un vulnus che stiamo cercando di affrontare; 70% dell’utenza è femmina e solo il 60% risponde ai questionari dopo che ha terminato l’intervento. Ci stiamo impegnando per trovare strategie di maggiore disseminazione e coscienza che avvicinino anche l’utenza maschile al servizio. 

Inoltre mi aspetto che la nuova governance di Ateneo mostri sensibilità e investimenti sul tema del benessere psicologico, ormai diventato ineludibile. La precedente lo ha fatto anche nelle figure dei prorettori alla didattica e della presidenza COR, per cui sono fiduciosa. Si può sempre migliorare. 


La letteratura più recente ha sottolineato come il malessere studentesco non riguardi solo aspetti clinici, ma si intrecci con stili di vita, isolamento sociale e difficoltà nella regolazione emotiva. Penso, ad esempio, a pacchetti preventivi come Sharper Minds (Dingle, 2025) o alla diffusione di comportamenti a rischio digitale (Liu, 2025). In questa prospettiva, quanto è importante poter contare su SCPA solidi e ben integrati nei contesti universitari?

Programmi come Sharper Minds (Dingle, 2025) ci dicono quanto sia utile agire in prevenzione, sviluppando competenze emotive e relazionali prima che il disagio diventi patologia. Lo studio di Liu (2025) ci dice che fenomeni come l’abuso di internet o la dipendenza digitale sono ormai molto diffusi tra gli studenti, e spesso si accompagnano ad ansia, depressione e difficoltà di concentrazione. Per questo un’articolazione su tre livelli dei Servizi è a mio parere una buona proposta. 

Inoltre, un nostro recente studio su benessere e academic engagement ha dato un interessante contributo a questo tema; benessere/malessere psicologico e engagement accademico sono decisamente correlati, definendo dei profili che vanno da studenti che hanno difficoltà in entrambe le aree a studenti che ne hanno solo di lievi. 

Tuttavia, un dato su cui stiamo lavorando, e che abbiamo appena sottomesso a una rivista scientifica, è che gli interventi attuali di counseling sembrano dimostrarsi efficaci nel ridurre decisamente il disagio psicologico degli studenti ma non sembrano avere una ricaduta diretta sull'engagement accademico. Forse dobbiamo introdurre nel modello di intervento elementi più specificamente dedicati a questo tema del come sentirsi parte della comunità accademica.

L'esistenza dei SCPA rimane comunque una fondamentale risorsa. Basti pensare al crescere degli accessi, alla buona soddisfazione registrata e al fatto che tramite i nostri interventi specialistici dedicati alle urgenze emergenze e dipendenze siamo riusciti a tamponare situazioni che avrebbero potuto degenerare anche in modo grave.  

Senza questi spazi o Servizi, l'Università avrebbe più di una missione incompleta o deficitaria; la didattica, ma anche la ricerca e la terza missione non potrebbero contare del tutto sul capitale umano di ciascun ateneo. E il tema dell’inclusività oggi così importante ne risentirebbe.


Nel recente studio che ha co-firmato, emerge una relazione chiara tra coinvolgimento accademico e salute mentale tra gli studenti che accedono al counseling. Come possiamo, in concreto, promuovere l’engagement come leva di prevenzione?

È una domanda interessante cui stiamo cercando risposte convincenti. Credo che una strada virtuosa sia l’introduzione di gruppi di apprendimento di skills emotive e interpersonali all’interno dei SCPA che trattino anche dei rapporti entro la comunità accademica; a mio parere i SCPA devono evolvere dall’antica concezione di servizi di ascolto a una innovativa e più articolata concezione di servizi che promuovono il benessere psicologico a diversi livelli: prevenzione, diffusione culturale sul benessere e la salute mentale, apprendimento di skills tramite training, counseling, terapie mirate e con prove di efficacia.


All’interno di questa cornice, come si inserisce il progetto Health Mode On, coordinato dalla sua università, nella promozione del benessere studentesco? E quali sono gli obiettivi specifici del Work Package 2, dedicato alla progettazione di interventi integrati?

Il progetto Health Mode On ha "pacchetti dedicati” per ogni livello - dalla valutazione/rilevazione del benessere/salute mentale agli interventi alla formazione che non commento per esteso per ragioni di spazio, limitandomi a quello di mia maggiore competenza che è quello degli interventi. 

Come primo passo abbiamo guidato tutto il nostro partenariato ad aprire i servizi SCPA anche laddove non erano ancora presenti. Non è una cosa di poco conto che anche gli AFAM si dotino di questa tipologia di servizi per gli studenti. 

Abbiamo promosso una ricerca sistematica della letteratura degli ultimi 10 anni per capire cosa funziona e per chi all’interno del panorama mondiale dei SCPA, per ricevere indicazioni e suggerimenti dall’esperienza anche internazionale.  

Vogliamo estendere a tutto il personale i servizi SCPA e far sì che l’articolazione su tre livelli di cui ho parlato diventi una realtà programmatica grazie a questa progettualità. Per questo abbiamo già potenziato il servizio con i due percorsi specialistici dedicati come UNIPV e il nostro partenariato ha fatto scelte analoghe e comunque rispondenti ai loro bisogni presso i propri atenei o AFAM.

Con la seconda annualità proseguiremo in questa direzione aggiungendo servizi dedicati anche al personale docente e PTA, inaugurando percorsi sperimentali per il terzo livello degli interventi clinici per gli studenti, e avviando una rilevazione congiunta degli esiti degli interventi tra tutti i partner per valutare l'efficacia di quanto stiamo proponendo. Una linea programmatica ancora in sviluppo, ma di sicuro interesse, è il coinvolgimento di attività motorie/sportive e musicali come ingredienti fondamentali del progetto.

Il tempo purtroppo è tiranno perché il progetto ha una durata biennale, ma siamo certi che la spinta che il progetto Health Mode On ha dato non potrà spegnersi e sarà foriera di sviluppi virtuosi perché le nostre istituzioni per l’istruzione superiore, siano esse università o AFAM, riescano a fare dell’inclusività e del benessere di tutti una delle leve fondamentali per il loro funzionamento.

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Progetto selezionato nell'ambito dei due avvisi PRO-BEN 1 e PRO-BEN 2 del Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) per la concessione di finanziamenti volti alla promozione del benessere psicofisico e al contrasto del disagio psicologico ed emotivo tra gli studenti.

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